Anche quest’anno sono stata alla Festa della Rete.
È il terzo anno che vado perché l’ho sempre trovato un appuntamento da non perdere per diverse ragioni tra cui l’aggiornamento su tematiche digitali di mio interesse e il networking che si ha l’occasione di fare di persona in queste occasioni.
Tornando da questa decima edizione, però, mi porto a casa sensazioni molto diverse da quelle che ricordo di aver portato indietro gli anni passati. E questo mi fa riflettere su come sia cambiato in questi ultimi 3 anni il web ma probabilmente anche la mia visione e i miei obiettivi.
Provo, quindi, a fermare tre punti su cui fare focus:
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Nel web hanno successo i progetti
Sono contenta di aver avuto questa conferma, era da un po’ che stavo maturando questa idea.
Ascoltando le esperienze di Cristiano, Federica e Laura al panel sul travel blogging e quelle di Alice, Chiara e Vincenzo che hanno parlato di “A gipsy in the kitchen” al panel dal titolo “Il racconto dell’esperienza, Instagram inteso come collettore di emozioni e non solo di immagini” ho sempre più chiaro nella testa che dietro a qualsiasi iniziativa intrapresa sul web ci deve essere sempre un progetto (di business) ben preciso nel quale si deve credere e al quale si deve tendere con ogni attività in modo costante. Solo così si possono ottenere risultati nel medio/lungo termine.Forse si può ancora aprire un blog per il puro piacere di scrivere, così è stato per molti in passato e alcuni blog di successo hanno sicuramente iniziato così, ma oggi per raggiungere qualche risultato questa condizione deve evolvere e tendere a diventare un progetto preciso, azzarderei “pensato a tavolino” in ogni sua fase, dalla strategia all’azione.
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Il mondo di internet sta cambiando generazione
Questo è un dato di fatto. A volte succede che questo cambiamento si ha sotto gli occhi in modo più evidente di altre e questa è stata proprio una di quelle volte.
Girovagando per le strade di Rimini, da una location della manifestazione all’altra, mi è sembrato che le presenze alla Festa della Rete fossero cambiate, che l’età si fosse abbassata, che gli interessi fossero mutati.
Questa mia sensazione è stata, poi, confermata anche dal post uscito domenica su Giornalettismo in cui si parla di un cambio generazionale evidente. Il moltiplicarsi degli appuntamenti dedicati alle nuove “star” di Youtube lo dimostrano.
Riporto uno stralcio d’intervista presa dall’articolo in questione fatta ad un noto Youtuber che afferma:Ormai credo che il blogging viva principalmente solo sulle nicchie; e intendiamoci, si può stare bene anche in una nicchia, e anzi, si crea valore aggiunto: ma non credo che i ragazzi più giovani sappiano più cosa è un blog. Noi abbiamo due fasce di pubblico: 18-25 e 35-45; poi abbiamo la fascia dei 13-17, che è quella più interessante, perché sono veramente il futuro della rete.
Che le cose stessero così avevo già iniziato a coglierlo qualche tempo fa. Mi era, infatti, capitato di confrontarmi con questo mondo “teen” durante un progetto a cui ho preso parte circa un anno fa per un noto marchio di prodotti dedicati al target bambini/teenager venduti in edicola. Seguivo delle conversazioni su Twitter che avevano dell’incredibile: da una parte perché non volevo capacitarmi delle dinamiche comunicative che venivano messe in atto, dall’altra perché queste dinamiche mi affascinavano.
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Le cose cambiano ma non troppo
Se da un lato i cambiamenti ci sono, dall’altro alcune cose rimangono sempre le stesse.
Pensando al MIA15, non mi sorprende che, la maggior parte delle volte, i riconoscimenti continuino ad essere assegnati ai grandi colossi come ad esempio – mi limito all’ambito Food & Travel – Giallo Zafferano (miglior sito food), Chiara Maci (miglior foodblogger) e Turisti per caso (miglior sito di viaggi).
Ovviamente tutto ciò è normale: la vasta base dei votanti tende a conoscere questi siti piuttosto che quelli meno famosi. Nulla di nuovo, quindi. Popolarità attira popolarità.
Nonostante mi abbia fatto comunque piacere vedere tra i nominati alcune realtà che sento molto più vicine a me e che si fanno quotidianamente apprezzare da molti lettori (per fare qualche esempio Juls’ Kitchen, un tocco di zenzero, ifood, miprendoemiportovia) in questa tipologia di votazioni si ha sempre la conferma che il successo è decretato da una larga base fan che non tutti possono raggiungere pur avendo progetti validissimi.Questo è un lato della medaglia, l’altro lato rimane quello che preferisco, ovvero quello della “dimensione personale” del progetto, della nicchia, della community, che tutti i nominati che ho menzionato prima possiedono, perché come di recente ha scritto anche Riccardo Scandellari:
[…] Non avete bisogno di numeri, ma di collegamenti reali. Molti dimenticano che i numeri della vanità, quelli basati sulla quantità dei collegamenti, sono inutili se non portano all’azione e alla vera connessione.
Questi i 3 punti su cui ho riflettuto tornando a casa dalla Festa della Rete.
Certe cose rimangono uguali, sì. La popolarità rimane uno dei parametri principali in grado di decretare il successo di una persona/iniziativa ma non è l’unico: ognuno di noi può trovare una sua dimensione nel web. Bisogna essere strategici, avere un progetto e ridisegnare la propria posizione in rete in base a questo (magari proprio questi strumenti un giorno potranno farci diventare quello che non ci aspettavamo di diventare) sempre con uno sguardo attento verso i mezzi di comunicazione che negli ultimi anni si sono rivelati vincenti (gli Youtuber insegnano 😉 ).