My Modena Diary: il mio progetto di storytelling e marketing turistico dedicato a Modena
Questo post parla di me e dei motivi per cui ho deciso di creare “My Modena Diary”, il mio nuovo blog dedicato alla città in cui sono nata e cresciuta e che voglio raccontare a modo mio.
Quest’idea nasce un po’ per amore e un po’ per una convinzione che avevo (e che ho tuttora).
È da diverso tempo che mi documento e mi aggiorno sull’importanza del contenuto, in ogni sua forma – sia esso testuale, d’immagini o video – nel marketing e nella comunicazione e sull’assioma alla base del content marketing, che, come dice CC Chapman, “[…] deve essere una filosofia da abbracciare ed incoraggiare” e non solo una “tattica” da “accendere” o “spegnere” a piacimento.
Mi sembra di aver colto, soprattutto negli ultimi mesi, il vero significato di “contenuto” e “storytelling”, tanto da esserne stata conquistata e avere voglia di cimentarmi in qualcosa di mio.
E allora ho riflettuto, ho condotto ricerche e preso alcuni spunti.
È da qualche anno che racconto la mia città, Modena, attraverso le mie foto e le mie esperienze, sui miei profili personali, perché la mia città occupa una parte importante della mia quotidianità.
Racconto una storia personale che però viene condivisa da chi si sente coinvolto e s’immedesima in essa in qualche modo, o perché è interessato a Modena, o perché apprezza uno stile, o perché semplicemente si appassiona al racconto.
Come in tutti i casi di “community” già esistenti, il senso di appartenenza che accomuna i cittadini è elevato e l’entusiasmo sempre molto condiviso, soprattutto quando si comunica per immagini.
Sono partita da qui, da qualcosa che ero sicura di sapere fare e che mi piacesse fare.
Poi sono andata oltre.
Instagram è stata una fonte d’ispirazione importante. Mi è capitato d’imbattermi in profili bellissimi che avevano tutti una caratteristica comune: la volontà di raccontare una storia, di farti immergere in un lifestyle, vivere un’esperienza legata ad una città, con un taglio personale ovviamente (ma è proprio questo che colpisce!).
“Paris in four months” e “My little Paris” sono 2 esempi:
Entrambi i progetti che vi ho riportato come esempio, nemmeno a farlo apposta, parlano di Parigi (giuro è stato un caso!) ma di una Parigi diversa da quella che si trova sulle guide turistiche, questa Parigi è fatta di piccoli dettagli quotidiani, suggerimenti ed emozioni, quello che vorrei vivere io se domani dovessi partire per questa destinazione.
Perché non provare allora a sviluppare un progetto simile su Modena?
Ok, Modena non sarà Parigi, ma ha un grande vantaggio competitivo: è già conosciuta in tutto il mondo per certe sue caratteristiche; sarebbe bello quindi far emergere le altre.
Questo è l’obiettivo di “My Modena Diary”, un blog che parla di Modena e della sua provincia da un punto di vista personale, raccontando una storia, il più possibile condivisa, attraverso uno stile di vita, delle esperienze, dei punti di vista, delle immagini e delle emozioni.
Come ho scritto nel post di presentazione di questo progetto, navigando in rete mi sono imbattuta in questo articolo molto simpatico dal titolo: “Com’è Modena vista da lontano” che mi ha fatto prima sorridere e poi mi ha fatto riflettere su quanto mi sarebbe piaciuto che le cose stessero anche un po’ diversamente.
Spesso pensiamo che sia già stato tutto scritto o che “si sappia” già, ma davvero non è così: non è così per un modenese, e non lo è assolutamente per un turista!
Ciò riflette la convinzione di cui vi parlavo all’inizio, confermatami dall’entusiasmo con cui la mia idea è stata accolta dalla gente (Modenesi in primis) e da questo commento che trovo “chiave” per farvi capire meglio quello che penso e che sto cercando di spiegare:
Un commento vale più di mille altre parole 🙂
Voglio concludere la presentazione del mio nuovo progetto, quindi, nello stesso modo in cui concludevo il mio recente post dedicato al marketing turistico e di destinazione: il turista moderno ha cambiato esigenze, noi abbiamo cambiato esigenze, oggi abbiamo bisogno di creare un legame con le località e con le persone.
Le storie, i contenuti, sono tutto quello che abbiamo per poter costruire questa relazione.
Io parto da questa convinzione. E voglio vedere dove mi porta 🙂
Progetto bellissimo (per non parlare del sito, delle foto e della grafica in generale!). Ti seguirò sicuramente! 🙂
Grazie Daphne, tu non sai quanto il tuo commento mi renda felice 🙂
Quest’articolo di Note Modesi su “Come e perché diventare uno storyteller” mostra un punto di vista interessante. Concordo in toto sui 5 punti finali: fare storytelling richiede tanto tempo, sia che sia visual sia che sia di parole, soprattutto se si prova a cimentarsi da soli come sto facendo io (sono ricorsa all’aiuto di un amico fotografo solo per le foto di presentazione del progetto per tutto il resto al momento cerco di arrangiarmi sfruttando la pazienza degli amici che vengono in giro con me 😉 ). Però è assolutamente condivisibile: un progetto di storytelling richiederebbe tante competenze diverse e un team ben strutturato. Quello sarebbe davvero il top ed è l’obiettivo a cui si deve tendere. Concordo anche sulle doti innate, aver un buon occhio per scattare fotografie è necessario, come è necessario saper raccontare. Quello su cui non sono d’accordo è che non si possa imparare in termini assoluti, perché secondo me si può: si può migliorare, si può ottimizzare, ci si può orientare in un mondo ricco di spunti. E come in tutte le cose i corsi possono aiutare, ovvio che poi devono emergere le proprie abilità. Grazie per aver menzionato il mio progetto nell’articolo, mi piacciono i confronti.