Indiscutibilmente questo periodo dell’anno è quello del “bilancio”, personale, professionale, sentimentale e chi più ne ha più ne metta.
Ripensiamo a cosa ci è successo nell’ultimo anno e a cosa vorremmo ci succedesse nel nuovo. Scandagliamo l’anno trascorso in tutti i suoi momenti cercando di valutare in cosa siamo stati bravi e capaci e in cosa forse ci dovremmo migliorare.
Pensiamo a quello che abbiamo vissuto tentando di dare una connotazione positiva o negativa al periodo che si sta concludendo. Aspettiamo trepidanti l’arrivo dell’anno nuovo pensando che possa rappresentare un nuovo inizio o comunque un ennesimo “punto zero” da dove ripartire per fare sempre meglio. Tutto questo è un classico da manuale. Quante volte lo abbiamo fatto, quante volte l’ho fatto io!
Ma siamo proprio sicuri che questo serva? Beh, sulla carta forse sì, o almeno così si dice.
Forse siamo talmente abituati a fare bilanci che non ci chiediamo nemmeno più se è davvero utile farli.
Visto il mio carattere da “organizzatrice compulsiva” ( 😉 ) ho sempre pensato che cercare di mettere in fila le cose fosse la soluzione migliore per non farsi mai cogliere impreparati. Pre-vedere, pre-venire, pre-occuparsi (insomma un sacco di verbi con il prefisso “pre”) sono sempre state la mie specialità. Quindi per meglio organizzare ciò che sarebbe stato, i bilanci per me si sono sempre rivelati necessari. Mi hanno sempre dato modo di tirare una riga, di rendermi conto di cosa avevo fatto bene e di cosa no, di cosa avevo raggiunto e di cosa mi mancava focalizzandomi su come lo avrei potuto ottenere.
Causa/azione, semplice, no? No, affatto.
No, perché arrivano momenti nella vita in cui capisci che non è possibile controllare tutto e ti rendi conto che il tuo modus operandi, che avevi sempre ritenuto essere un punto di forza, può diventare un punto di debolezza, un qualcosa che invece di aiutarti a mettere in fila le cose ti fa preoccupare di non averlo fatto abbastanza. E così arriva l’ansia, il male del nostro secolo, una sensazione sgradevole con cui inizi a convivere, ma che di fatto non conosci da dove arriva. Molte volte è un sintomo inconsapevole, che non sai perché ce l’hai o cosa te lo procura, ma ce l’hai e basta. E più ti affanni a voler mettere in fila e programmare gli eventi della tua vita e più aumenta perché hai paura di non riuscire.
Non posso lamentarmi dell’anno che si appena concluso (e onestamente non posso farlo nemmeno degli anni precedenti) e non ho bisogno di Facebook ( 😉 ) per ricordarmi dei bei momenti vissuti, delle sfide intraprese, delle belle persone intorno a me (offline e online), ho tutto ben presente. E ne sono molto felice.
Ricorderò il 2014 come l’anno del trasloco, l’anno della TV e di YouTube, l’anno delle GGDModena e dei progetti di Social Margarita, l’anno in cui ho creato questo mio sito personale (su cui però non scrivo tantissimo), l’anno in cui ho imparato ad apprezzare e a fotografare la mia città, l’anno in cui ho visto Cuba per l’ultima volta prima del grande cambiamento ora in atto e probabilmente l’anno di un altro numero indefinito di cose che mi hanno dato tante soddisfazioni.
Ma il mio 2014 è stato anche l’anno della paura di volare. Una sensazione incomprensibile per me: viaggio, ho viaggiato e viaggerò sempre, di questo ne sono certa, ma allora perché devo aver paura a prendere un aereo? Sto tentando di affrontarla, in tanti modi (magari un giorno, quando ci sarò riuscita del tutto vi spiegherò come 🙂 ). Ho letto tanto e ho imparato che non è l’aereo che mi fa paura, l’aereo è solo una rappresentazione di un qualcosa di cui non ho il controllo. E non avere il controllo mi spaventa.
Perché scrivo tutto questo? Perché fare i bilanci porta in fondo a controllare quello che è stato e a voler tentare di controllare (con i buoni propositi) quello che sarà. Questo modo di comportarsi fa vivere nel passato e nel futuro e non mai realmente nel qui ed ora. Io credo invece che ci sia un gran bisogno di vivere il presente, senza proiettarsi così spesso indietro o in avanti (un po’ come ci ricordano le farfalle 🙂 ).
Ecco allora il mio augurio per l’anno che verrà, un augurio che faccio a me e che voglio condividere con tutti voi: impariamo a vivere il presente, il nostro qui e il nostro ora. Non preoccupiamoci più di quello che è stato e non tormentiamoci per quello che sarà o che potrebbe essere. Lo dico sia per il brutto che per il bello. Se saremo capaci di vivere il nostro presente allora riusciremo a fare spazio, nella nostra mente, intorno a noi e sarà in quel momento che saremo in grado di sorprenderci di tutte le cose belle che siamo stati capaci di realizzare.
Mi auguro e vi auguro di ricordarvelo più spesso. Buon 2015 a tutti 🙂